I soci fondatori (Arci, Acli, Agesci, Aiab, Cgm, Altromercato, Fiba-Cisl, Manitese, Mag2, Overseas insieme a Cnca, Legacoopsociali e Legambiente) di Banca Popolare Etica riuniti a Roma lanciano un appello. Lo ha ribadito anche il ministro dell’Economia Giulio Tremonti: “Dobbiamo tutti insieme costruire un mondo basato sul primato dell’etica, sul primato dei valori sugli interessi. La finanza non è un fine ma un mezzo. La finanza non produce ricchezza ma la trasferisce”. Da settimane la necessità di richiamare all’etica gli operatori dei mercati economici rimbalza da un tavolo all’altro delle istituzioni italiane e internazionali. Gli attori della società civile italiana che da quasi dieci anni sono impegnati su questo fronte e che hanno dato vita a Banca Popolare Etica chiedono ora che le loro esperienze possano essere prese a modello nella necessaria revisione delle regole.
La recessione è ormai un dato di fatto. L’impatto della crisi sull’economia reale e sui bilanci delle famiglie è tangibile. Si parla già di usura artigianale, cioè di un credito illegale fornito a piccole e medie imprese soffocate dal credit cruch ma non escludiamo che l’usura “industriale” stia scaldando i motori. Per non parlare della piccola imprenditoria immigrata, che da sempre ha difficoltà ad accedere alle banche. Senza seri interventi a sostegno dei redditi delle famiglie temiamo un acuirsi della frattura sociale (i dati Ilo dicono 20 milioni di posti di lavoro in meno). E’ il momento di pensare a soluzioni strutturali e durature e in quanto rappresentanti delle organizzazioni che nel 1999 fondarono l’unica Banca Etica italiana vogliamo essere interlocutori di chi dovrà rivedere le regole per ridare fiducia e stabilità al nostro paese e orientare lo sviluppo verso la sostenibilità economica e sociale. Crediamo sia giunto il momento di mobilitare tutte le organizzazioni, le imprese ed i cittadini socialmente responsabili, affinché da una situazione di crisi e difficoltà si possano individuare i percorsi necessari per uscirne più forti e coesi, verso la costruzione di un’economia che sappia rimettere al centro le reti sociali e solidali e rispondere ai bisogni di milioni di cittadini, un’economia ispirata all’etica. Noi che – rappresentiamo milioni di cittadini uniti dalla voglia di essere attivi e di contribuire ad uno sviluppo sociale equo e sostenibile del nostro paese e siamo attenti promotori e sostenitori dell’economia sociale, quale via di sviluppo alternativa e sensibile ai bisogni reali del paese; – abbiamo dato un contributo notevole all’innovazione di questo paese e sensibilizzato su diritti e doveri del cittadino e della collettività e dei suoi valori culturali fondanti; – ci sentiamo forti nelle prassi consolidate da decenni – finanza mutualistica e microcredito, salvaguardia dell’ambiente, inserimento sociale, agricoltura biologica, commercio equo e solidale, aggregazione sociale e culturale – e attraverso il sostegno a questa banca che si muove sul mercato tradizionale senza subirne gli scossoni siamo convinti di rappresentare ancora una novità nel panorama economico e sociale del paese; Riteniamo che: – vada salvaguardato e sostenuto lo sviluppo dell’economia civile (che rappresenta il 2% del PIL con 720.000 occupati con trend di crescita notevoli); – le regole attuali che regolamentano i mercati sono dettate dal criterio della massimizzazione del profitto e dell’investimento e pertanto penalizzano la nostra natura, basata su criteri di imprese sociali che guardano alla sostenibilità ambientale e sociale del nostro pianeta; – milioni di cittadini in Italia e in Europa si trovano esposti al rischio sempre maggiore di esclusione sociale, perché non hanno accesso ai servizi finanziari di base. (In Italia il 16% della popolazione, secondo i dati del rapporto “Financial Services Provision and Prevention of Financial Exclusion”, presentato il 28 maggio 2008 dalla Commissione Europea è colpita dall’esclusione finanziaria. L’esclusione finanziaria – ribadisce il rapporto – è causa di esclusione sociale in quanto impedisce ai gruppi colpiti di aver accesso a servizi essenziali di qualità quali l’alloggio, l’istruzione o le cure sanitarie). Per tutto questo, riteniamo sia arrivato il tempo di dare centralità alle nostre esperienze e che il Governo valuti opportuni interventi per sostenere i bilanci dei cittadini. E chiediamo:
– Un pieno riconoscimento e legittimazione del ruolo e del contributo delle organizzazioni della società civile, sia sotto il profilo della quantità e della qualità dei servizi erogati, sia della capacità di reperimento e canalizzazione di risorse finanziarie;
– Che il Governo affronti il problema dell’esclusione finanziaria, individuando nell’inclusione finanziaria il veicolo e la garanzia per una più dignitosa inclusione sociale;
– Che la microfinanza sia riconosciuta, anche con normative adeguate, in quanto efficace strumento di inclusione finanziaria poiché quando è destinata alle piccole imprese diventa motore di occupazione, come sostiene il documento della Commissione Europea;
– Che sia proposto un welfare mutualistico, valorizzando al massimo il contributo della cooperazione sociale, a partire dall’obbligo per gli enti locali di rispettare i termini di pagamento ai fornitori di servizi. Questo eviterebbe le strozzature del terzo settore;
– Che sia rilanciata la dimensione sociale del credito riconoscendo le buone prassi della Finanza etica e sociale italiana, europea e mondiale; definendo una normativa più stringente per i fondi pensione e gli investitori istituzionali affinché investano in soggetti socialmente responsabili, e procedendo speditamente alla revisione di Basilea 2 per ciò che riguarda l’impresa sociale.
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