Periodicamente agenzie di comunicazione informano che gruppi di scout in difficoltà durante attività all’aria aperta richiedono l’intervento di soccorritori. Tra le cause di questi avvenimenti vengono individuati l’abbigliamento e il percorso scelto.
Nei giorni scorsi si è addirittura data voce a un’ipotetica, quanto irreale, direttiva del Cai e Soccorso alpino che vieterebbe l’uso del pantaloni corti in montagna. La voce è stata direttamente smentita da CAI, Soccorso alpino Dolomiti bellunesi e Associazione delle Guide alpine e dal Presidente del Soccorso alpino, intervistato da Montagna.tv.
Se spesso c’è una mancata conoscenza della valenza educativa della strada e dell’uniforme da parte dei comunicatori professionisti, non si può comunque sottovalutare la necessità da parte di noi capi di preparare tutte le attività facendo molta attenzione ai rischi e agli importanti accorgimenti di prevenzione da mettere in atto per rendere significativa l’esperienza in totale sicurezza.
“Fa più rumore un albero che cade che una foresta che cresce” e, quindi, sfugge a molti che lo scautismo in Italia porta all’aria aperta alcune centinaia di migliaia di giovani, mediamente 4.000.000 di giornate/ragazzo ogni anno (200.000 scout per 20 giorni all’anno tra uscite, campi e route).
I rari incidenti occorsi sono statisticamente quasi inevitabili.
Ciò non significa che non dobbiamo fare ancor di più “del nostro meglio” per migliorare la percezione del rischio e un attraversamento maggiormente consapevole dei territori.
Andar per monti con i nostri ragazzi implica anche cercare una relazione con chi in montagna ci vive e lavora. Se non già fatto prima di partire, chiediamo loro informazioni su percorsi, previsioni meteo, punti di appoggio, difficoltà che il terreno propone e relative attrezzature eventualmente necessarie. Tutto ciò ridurrà notevolmente la possibilità di trovarsi in difficoltà mettendo a repentaglio la sicurezza e trasformando una splendida proposta educativa in una emergenza.
B.-P., il fondatore dello scautismo, ci ha insegnato a “essere preparati”.
Nel nostro Paese CAI (Club Alpino Italiano) e CNSAS (Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico) svolgono un’azione di formazione, prevenzione e soccorso estremamente meritevole e spesso in condizioni di estrema difficoltà. Sono disponibili a relazionarsi con noi per uno scambio di conoscenze e competenze.
Con il CAI, abbiamo sottoscritto un Protocollo d’intesa già nel 2009.
Nonostante alcuni ci vedano inizialmente come improbabili ed incoscienti accompagnatori di giovani senza alcuna esperienza, incontriamoli e, una volta spiegato e dimostrato loro il nostro intento e la nostra passione educativa (a volte questo aspetto sfugge), troveremo persone disponibili ad assisterci sia per formazione che accompagnamento.
Un progetto di prevenzione e sicurezza in montagna, molto utile da consultare, elaborato da Cai, Soccorso Alpino e Guide è montagnamicaesicura.it
Massimo Gavagnin Delegato dal Comitato nazionale per la collaborazione con il CAI Tratto da agesci.org
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